lunedì 31 marzo 2014

Scrivere è solitudine?

Una domanda che mi è stata ispirata qualche tempo fa da un post sul bellissimo lit-blog Penna d'oro, e che mi è tornata in mente oggi.
Sto vivendo un periodo intenso, pieno di presentazioni del mio romanzo, incontri con scrittori, scambi di deliri telematici con blogger pazze fantastiche, progetti di scrittura collettiva. E il nuovo romanzo, che per adesso non ha ancora un titolo e lo chiamerò C., è in fase di intrigante, disordinata ed emozionante prima stesura. 

Quindi ricopio qui la risposta che avevo dato ad Aquila Reale sulla scrittura, perché è vera, per me, ora più che mai.

Per quanto mi riguarda sì, scrivere è solitudine, ma una solitudine viva e pulsante. Mentre scrivo (da sola in una stanza, senza mai rumori, senza musica) porto nella stanza gli echi delle persone che mi sono più care (e che spesso mi ispirano) o il ricordo di qualche sconosciuto incontrato per strada, o l'immagine di un personaggio scoperto in un libro. Nella stanza dove scrivo c'è tutto questo, e la mia penna (o la mia tastiera) è ciò che armonizza le musiche discordanti e lontane di tutte queste persone. Per questo, per me, scrivere è solitudine, ma una solitudine che paradossalmente permette di entrare in contatto più profondo con la realtà.

4 commenti:

  1. Agave *"* è meravigliosa! Non scrivo ma credo che se tu provi tutto questo sei nata con questa grande passione dentro e non devi MSI abbandonarla :3

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  2. ma che belle le tue parole *w* non sarei in grado di spiegarlo meglio :D

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  3. Ciao!
    Sono contenta che questo periodo ti stia dando tante soddisfazioni, complimenti!
    Mi piace molto il pensiero che hai riportato, sembra una contraddizione ma non lo è.
    Un abbraccio

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  4. Sono contenta che ci sia un nuovo libro 'in cottura' e spero che presto ce ne parlerai!

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