giovedì 15 maggio 2014

Ho ucciso un angelo un anno fa


Aspettatevi un post ricco di emozione e privo di coerenza.

Perché un anno fa, il 15 maggio 2013, ho trovato in libreria Di me diranno che ho ucciso un angelo.

Ho pensato a lungo a come scrivere questo articolo, per me così importante, e la conclusione è che scriverò come ho sempre fatto: acchiappando immagini vaganti, lontane e spesso imbarazzanti, pescandole dalla confusione dei miei ricordi precedenti l'uscita del libro.

Una sorella e un gatto

Se penso al mio romanzo, ora, una delle prime cose che mi vengono in mente è l'emozione nel momento in cui la mia editor mi ha mandato la mail con scritto (testuale): "Non sto scherzando, Gisella: ho intenzione di pubblicarlo".
Anna e Elsa da "Frozen"
Ho reagito come una pazza, in maniera opposta ai miei sentimenti: ho cominciato a urlare e a piangere come se mi avessero spoilerato il finale di Game of Thrones. Ho attraversato la casa delirando, ho trovato mia sorella terrorizzata che mi ha chiesto: "Cosa c'è? Cosa c'è?", e ho ululato tra le lacrime: "Mi pubblicano!". Mia sorella mi ha abbracciato e abbiamo pianto come due pazze. E' stato uno dei momenti più belli della mia vita (?) e sono felice di averlo condiviso con lei. E lei sa perché.

Poi è arrivato nostro padre, e la scena si è ripetuta, con la differenza che lui non ha pianto, ma si è limitato ad abbracciarci e a coccolarci come si fa con due gattini che danno di matto.
A proposito, in tutto questo, il nostro gatto ci fissava con felina disapprovazione.

Difficili ringraziamenti

Da quel momento è cominciata la fase di editing, correzione bozze, scelta della copertina. E poi il momento più difficile, quando la mia editor mi ha chiesto: "Hai delle persone da ringraziare?"
Sì, troppe.
La famiglia, che da dieci anni mi sente ripetere "Pubblicherò un libro!"; alcuni professori che mi hanno sempre sostenuto e due scrittori, il purtroppo scomparso Mario Lodi e il maestro Aldo Pallotti, che hanno letto il romanzo e mi hanno dato un giudizio; gli amici, perché, come diceva Ermanno Olmi, tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico.

E Teo, per la barchetta, la matita, e la pioggia.

Dal film Rapunzel.

In libreria!

Mi sembrava tutto irreale. La sera precedente alla pubblicazione, i miei amici mi hanno organizzato una festa a sorpresa e la mia editor, Beatrice Masini, mi ha inviato un sms: "Domani è il gran giorno!", eppure mi sembrava ancora tutto molto strano, come se non stesse capitando a me. Il giorno dell'uscita del romanzo, Teo mi ha portato in libreria, alla Feltrinelli di Pavia.
E c'era, c'era davvero.
E l'avevo scritto io.


Un anno

L'anno che è seguito, quest'anno, è stato indimenticabile. E scusate se faccio finta di essere una scrittrice e non so trovare una parola migliore. Non c'è.
Le interviste per radio e televisione, le presentazioni in giro per l'Italia, a Bergamo, Pavia, Alessandria, Lecco e al Lucca Comics 2013... e tanto altro.
Non tutto è stato positivo: mi ha spiazzato l'invidia di alcune persone che al tempo mi erano molto care. Ma mi ha consolato la stima inaspettata di persone che non avevo mai conosciuto.
Il romanzo mi ha portato a conoscere tante, tante persone, blogger, lettori, giornalisti, altri scrittori, che, non mi stancherò mai di dirlo, sono la parte più bella della pubblicazione. Ora ne ho la certezza: scrivo per me stessa, pubblico per incontrare chi mi legge.
Ecco solo alcuni nomi.
Per quanto riguarda i blogger, vedete qui l'elenco di coloro che hanno recensito il libro in maniera positiva, e a volte entusiastica, a cui sarò sempre grata: Di me diranno che ho ucciso un angelo.
Per quanto riguarda i lettori, rimango sempre sbalordita quando ricevo commenti sul mio profilo facebook personale o sulla pagina ufficiale del romanzo, e ne approfitto ancora una volta per ringraziarvi. Siete il motore della mia scrittura, siete una droga. Grazie.
Per quanto riguarda gli scrittori, cito quelli con cui ho parlato di più: Ilenia Provenzi e Francesco Gungui (grazie per le chiacchierate e i consigli!) e naturalmente Luca Tarenzi e Aislinn, i quali hanno il pregio di scrivere libri bellissimi, e il difetto di continuare a ripetermi quanto io sia carina e coccolosa (dove, dove ho sbagliato?! XD).

Dal film Up.

E adesso?

Me lo chiedo spesso.
Perché io ho sempre vissuto la scrittura in maniera molto romantica e, insomma, molto ingenua: come un sogno.
Adesso sto cominciando a capire che può diventare la mia strada. Un lavoro? Forse. Amo la scrittura e, se qualcuno continuerà a leggermi, la scrittura potrà diventare un lavoro.
Adesso, quindi, io scrivo.
Continuo a scrivere.