venerdì 12 aprile 2013

[Recensione] L'incanto di cenere, di Laura MacLem

«La sua mente era piena di cenere. Se teneva le palpebre ben serrate c’era un po’ di cristallo che luccicava in fondo, ma era poco, e la cenere lo rendeva opaco.»



L'incanto di cenere
Laura MacLem
Asengard (2013)

Dimenticate la dolce fanciulla dai capelli d’oro che singhiozza sommessamente accanto al fuoco, mentre le cattive sorellastre infieriscono su di lei.
Ne L’incanto di cenere, Cenerentola (che qui ha nome Christelle) è la figlia di un nobile conte e di una strega. Sua madre è arsa sul rogo anni prima, ma Christelle è decisa a portare a termine un antico patto di cenere e sangue.
È Genevieve, la sua sorellastra, protagonista positiva del romanzo, che tenterà di impedirglielo in una trama dal ritmo trascinante che mescola con maestria elementi fiabeschi e horror.


L’ambientazione è quella delle fiabe: la leggiadra Francia del ‘700, dove tutto ciò che conta per una fanciulla di buona famiglia è saper essere gentile e evitare di finire strizzata dal proprio corsetto. Lo stile dell’autrice, che rispecchia a volte la parlata di sapore arcaico dei suoi personaggi, contribuisce a creare una perfetta atmosfera da sogno.

«Genevieve non resistette alla tentazione di voltarsi un’altra volta per guardare il vestito, il suo vestito. Era bellissimo. […] Ma il tocco di classe che rendeva quell’abito tanto bello era il corpetto, ricamato con decine e decine di brillantini luccicanti, piccoli come chicchi d’orzo. Si stringevano in vita e poi scendevano lungo i fianchi, come una cascata di cristallo.»