martedì 5 dicembre 2017

Le domande dei bambini


In questo periodo sto viaggiando molto, portando La signora dei gomitoli nelle scuole, incontrando centinaia di bambini.
Le domande che loro mi fanno più spesso, quando hanno esaurito tutte le curiosità possibili e immaginabili sul libro, sono due: "Ma quanto sei alta?" e "Ce l'hai un bambino?". 
Mi ricordo una bimba in particolare che mi ha chiesto: "Hai dei figli?". 
E io: "Adesso no. Forse sì, un giorno..."
Lei ci riflette un attimo. Poi fa: "Domani?"

venerdì 24 novembre 2017

Una scribacchina su Rai 3


Accade che un giorno ti ritrovi a Milano, davanti a una casa con un orecchio, con una troupe della Rai che ti fa un'intervista per una trasmissione culturale, Petrarca, in onda ogni sabato su Rai 3.

Ci sarebbe tanto da dire. Da quando il libro è uscito, mi sento come la mia Signora dei gomitoli: sempre in viaggio di città in città, a raccontare fiabe. Sono stata nelle scuole di Milano, Bergamo, Venezia, Firenze, Lucca e Bologna a presentare il libro, e ovunque ho trovato bambini attenti e curiosi, che mi hanno riempito di domande. Dovrei, in effetti, scrivere un libro sulle loro domande, perché sono fenomenali, o sulle riflessioni che il mio libro suscita in loro (una cosa l'ho capita: ai bambini piace ciò che fa paura).

Ma ci sono così tante cose da dire che qui non ci stanno, dunque, ecco, ci tengo almeno a ringraziare la giornalista del TGR Vera Paggi e tutti coloro che hanno lavorato a questo bellissimo servizio, riuscendo a far sembrare un po' meno timida la sottoscritta. Sulla mia faccia invece - eh! - non c'è niente da fare.

Mi trovate qui a partire dal minuto 24:10:


Dalla vostra scribacchina vagante!

mercoledì 18 ottobre 2017

Scrivo fiabe perché ho paura


"Perché scrivi fiabe?"
Quando qualcuno me lo chiede, ripenso alle parole di Gilbert Keith Chesterton, scrittore e giornalista. Diceva:

“Le fiabe non raccontano che i draghi esistono: questo lo sappiamo già. Le fiabe raccontano che i draghi possono essere sconfitti”.

I draghi, ieri come oggi, sono le nostre paure. Paura di essere lasciati soli, di non essere amati, di non essere all’altezza della situazione, persino paura di morire. 

Nella Signora dei gomitoli, ogni fiaba prende spunto da qualcosa di reale per rappresentare un’emozione, un desiderio, un timore, che appartiene ai bambini ma anche agli adulti

Ed ecco che la forma ariosa e all’apparenza semplice della fiaba riesce a parlare alla parte più profonda di tutti, e a raccontare che possiamo sconfiggere il “drago” che più ci spaventa: quello che temiamo di essere.

Immagine di ShaynArt

lunedì 2 ottobre 2017

La signora dei gomitoli

Un giorno, una persona mi ha regalato un gomitolo.
Così mi sono messa in testa di fare una sciarpa.
Abitavo a Pavia e lì, dalle parti del duomo, c'è una signora che vende fili, tessuti, bottoni, sa lavorare a maglia e sa ridere molto spesso.
Io le ho chiesto: "Mi insegna a sferruzzare?". E lei: "Certo, quando vuoi". E ha riso.
Sono andata tutti i giorni da quella signora. Lei mi dava istruzioni, io tornavo a casa, lavoravo di sera, e il giorno dopo le portavo la sciarpa. Puntualmente, la signora mi faceva rifare tutto perché avevo sbagliato qualcosa. Aveva iniziato a chiamarmi "Penelope al contrario" perché intrecciavo di notte e rifacevo di giorno.
Ci ho messo un mese, ma ho finito la sciarpa. 
Poi ho scritto una fiaba, La signora dei gomitoli, che prima è stata pubblicata sul Corriere, e che è diventata un libro per Rizzoli, in uscita il 12 ottobre.

Resta solo da capire perché quella persona mi abbia regalato un gomitolo.


sabato 16 settembre 2017

Il collezionista di conchiglie
(Libri in un sorso)


"Lui se ne infatuò, alla sua maniera silenziosa."

Leggo romanzi sul tram, sull'autobus, mentre sono in fila in posta. 
Il ritmo della lettura è dato da quello della giornata.
Ma per i racconti è diverso. 
Aspetto di avere il momento per aprire il libro e leggere dall'inizio alla fine, 
in un unico sorso, 
come un caffè.


E voi? Conoscete questo libro?

Anthony Doerr
Il collezionista di conchiglie
Rizzoli, 2017
#LibriInUnSorso

lunedì 4 settembre 2017

Caos ordinario


Achille piè veloce scappa dalle attenzioni moleste di Madame Bovary. Anna Karenina racconta le sue pene a Elizabeth Benneth, che le sorride con un piglio ironico. I tre moschettieri sfidano a duello Dorian Gray, sotto lo sguardo tormentato di Lady Macbeth, che li osserva e si torce le mani. Ulisse si imbarca verso casa, mentre Margherita salta su una scopa e vola via, libera e nuda. Frankenstein, incompreso, mormora qualcosa a Zeno, che gli risponde: "La vita è una malattia", e si fuma una sigaretta.
Poi c'è Harry Potter che cerca di calmare l'Orlando furioso gridando un Petrificus totalus!; c'è Briony che cerca espiazione e c'è Long John Silver che corrompe Lucia Mondella, la quale adesso vuole diventare una piratessa, e al diavolo Renzo! 
In qualche angolo remoto, Adso si lamenta che tutti facciano del facile umorismo sulla pronuncia del suo nome; la Woolf smette di cucinare merluzzo e salsicce e va a bersi un whisky con Hemingway. 
In cima in cima, Marco Polo osserva quell'intrico di città invisibili e Sandokan urla a tutti quanti: "La tempesta o io! Chi di noi è il più tremendo?"
Infine Peter Pan prende per mano Arturo e lo riporta alla sua isola, dove Nunziatina non ha mai smesso di aspettarlo.

Un giorno riordinerò la mia libreria, separando con perizia gli autori e mettendo le opere in ordine alfabetico, di modo che la smettano di chiacchierare tra di loro.
Ma quel giorno continua a essere lontano.

sabato 26 agosto 2017

Perché (e quando) leggere i classici


Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
- Italo Calvino

Qual è il modo giusto per parlare di classici? 
Sono certa di una cosa: niente fa sembrare poco attraente un libro quanto la percezione che leggerlo sia obbligatorio

Quando avevo 12 anni e divoravo i romanzi di avventura di Manfredi, mio padre mi ha detto: "Sei grande: basta libri per ragazzi. Leggi i classici". E mi ha indicato la sua libreria. La Grande Libreria. Ma non era ancora il momento. 

Ho iniziato molto più tardi, attorno ai 17 anni, quando mi è saltato un grillo in testa e ho pensato: voglio leggere tutti i libri di cui ho sempre sentito parlare ma che non ho mai aperto. E l'ho fatto come lo può fare un'adolescente: in maniera disordinata e voracissima. 
Ho preso d'assalto, nell'ordine, Frankenstein, Madame Bovary e Le tigri di Mompracem. Poi ho cominciato a darmi una regolata e a scegliere con criterio, a seconda delle necessità, dell'umore, del tempo a mia disposizione, passando dall'Iliade ai Tre moschettieri, dall'ironia di Calvino all'intensità di Elsa Morante al felice sogno tumultuoso di Virginia Woolf

Qui si torna al motivo per cui si legge, che nel mio caso non è uno: sono molti. 
A volte leggo per bisogno di evasione, a volte per amore dello stile o della trama. A volte voglio partire per l'Isola del tesoro e altre ho un disperato bisogno di Tolstoj. 
Ma soprattutto, leggo perché leggere è divertente. 

In conclusione, credo che sia utile avere qualcuno che indichi la Grande Libreria, ma che sia importante lasciare che i lettori ci si avvicinino da soli. Altrimenti non c'è divertimento, solo noia e imposizione. Che è poi il motivo per cui io, come tanti ragazzi, mi sono riletta i Promessi sposi dopo il liceo, quando non erano più obbligatori. 

Insomma, se alcuni giovani scrittori non hanno mai letto Proust, non è detto che non lo leggeranno mai, semplicemente perché finora hanno letto ciò di cui avevano più bisogno. E non è stato tempo perduto.

martedì 15 agosto 2017

Mirtillo Malcontento


C’erano una volta un vecchio signore e una vecchia signora che vivevano in una grande casa di legno vicino a un bosco, circondati da un bel campo di mirtilli.
Un giorno una piantina, al posto di un mirtillo, fece un bambino. Era un bimbo tutto blu, con una bella faccia tonda. 
I due vecchietti furono sorpresi, ma capirono che la cosa aveva perfettamente senso. Lo chiamarono Mirtillo, che era un nome parimenti sensato. 
Mirtillo cresceva, ma stava scomodo. I suoi fratelli erano quieti. A lui invece non bastava la carezza della pioggia, ma voleva correre e ballare sotto l’acqua, libero da ogni radice...

La mia favola oggi sul Corriere della Sera di Bergamo.
La trovate completa sul sito del CorriereIl viaggio di Mirtillo

Foto (c) Andrea Pontiggia
Buon Ferragosto!

lunedì 31 luglio 2017

Gisella, ti presento Harry


Il 31 luglio è il compleanno di Harry Potter. 
Noi che siamo cresciuti con il maghetto con gli occhiali, non ci dimentichiamo mai questa data e io ho una persona a cui mando sempre un sms: mia madre
È stata lei a presentarmi Harry.

Avevo circa otto anni. Lo so: ci sono bambini che a quell'età leggono Il Signore degli Anelli, ma io, da sola, mi immergevo solamente nelle fiabe di un grande libro azzurro, e nei Piccoli brividi. Per le letture più complesse, c'era mia madre. Ad alta voce, ha declamato libri interi a me e a mia sorella. Era una straordinaria narratrice. Sapeva fare le voci dei personaggi e le giuste pause, sapeva commentare la storia senza spiegarla troppo, lasciandoci libere di capire. 
Mi sono rimasti impressi soprattutto Pinocchio e La collina dei conigli. Del primo ricordo la voce sicura che lei faceva quando Pinocchio gridava al Grillo: "Voglio andare avanti!", e la vocetta viscida e antipatica del Grillo che rispondeva: "La strada è pericolosa...". Del secondo ricordo che mi ha spaventato: era un libro violento, oscuro e bellissimo. O almeno così mi sembrava.

Poi è arrivato Harry Potter, che per me ha segnato la svolta. Appena ho finito di ascoltarlo da mia madre, l'ho riletto da sola. Poi ho aperto le porte della Camera dei segreti, e via via sono entrata a far parte di quelli che aspettavano un volume dopo l'altro, anno dopo anno. 

Tutto questo per dire grazie a mia madre. È a lei che ogni anno, il 31 luglio, scrivo: "Auguri Harry!". Perché lei mi ha trasmesso la passione per la lettura.

venerdì 14 luglio 2017

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Siamo arrivati.
Dopo dodici giorni di peregrinazioni, mille chilometri, undici tappe, 4 ore e mezza di sonno per notte, tante persone incontrate e perdute, siamo arrivati. 

Tutto è cominciato perché a giugno ho intervistato Alfredo per il Corriere della Sera - Bergamo
Al telefono, mi ha raccontato il suo progetto. Con due amici, avrebbe fatto mille chilometri in bicicletta, da Bergamo ad Alberobello, per girare un film-documentario di viaggio, vita contadina, agricoltura biologica. Il titolo? The Green Wire. Il filo verde.

Dopo la chiacchierata, ci siamo visti di persona. 
Gli ho detto che scrivo libri e lui mi ha risposto: "Vieni con noi. Scrivi un libro su di noi". 
Così mi sono messa in viaggio anche io.

Giorno dopo giorno, tappa dopo tappa, ci siamo raccontati sulla nostra pagina Facebook, The Green Wire
Qui ci sono le vite che abbiamo toccato, le storie che abbiamo raccolto e che rivelano una situazione complessa. A Salsomaggiore Terme abbiamo visto l'impatto del riscaldamento climatico, che nel giro di pochi anni ha fatto calare di due terzi la produzione dell'apicoltura Casa Pietra. A Isola del Piano abbiamo conosciuto i figli di Gino Girolomoni, fondatore dell'agricoltura biologica. Abbiamo poi incontrato la cooperativa Pietra di Scarto, che a Cerignola gestisce beni confiscati alla mafia
Queste e altre storie sono sulla nostra pagina, insieme a foto, esperienze e qualche momento di sano delirio. Come quello qui sotto.


E ora il viaggio è ricominciato.
È iniziata la post-produzione del film-documentario.

Infatti, se all'inizio pensavo di scrivere "solo" un libro, ora sto contribuendo alla scrittura di un film. Sto collaborando con Alfredo alla sceneggiatura di The Green Wire. Stiamo tracciando i fili della storia, tra le biciclettate con il mare sullo sfondo, la fatica delle "salite spezza-ginocchia", e inattesi momenti di rivelazione. Intanto, la squadra di The Green Wire sta curando il montaggio, la colonna sonora, il suono. Stiamo, insomma, vivendo un secondo viaggio.

E naturalmente sto lavorando al libro. Un libro che andrà nei retroscena. Un libro che un po' mi fa paura, perché mostrerà come il viaggio ci ha cambiati. 

Ma questa è un'altra storia e la si dovrà raccontare nel prossimo post.

(c) Marco Locati per The Green Wire


mercoledì 14 giugno 2017

Tre ragazzi, mille chilometri in bici, e una scribacchina


È andata più o meno così.
Ho intervistato, per il Corriere, tre ragazzi che domenica partiranno per un viaggio. Faranno mille chilometri in bicicletta, in dieci tappe, da Bergamo ad Alberobello, per un progetto in cui credono.
Dopo l'intervista al telefono, li ho incontrati di persona. 
Ho detto: "Io scrivo libri".
E loro: "Vieni con noi. Scrivi un libro su di noi."
Così domenica parto anche io.

Se volete saperne di più, seguite il filo verde...


THE GREEN WIRE - IL FILO VERDE
Tre ragazzi, tre biciclette e 1000 km: un viaggio in bicicletta alla scoperta del "BIO", dal 18 al 30 giugno.
Nascerà un documentario per parlare di cibo, agricoltura biologica, giovani. E viaggi.
P.S.: so che mi stavate già immaginando in bicicletta, 
ma sappiate che la pigra cronista seguirà i tre baldi moschettieri in macchina, 
con il resto della troupe del documentario.


martedì 6 giugno 2017

[Recensione] Nel guscio

Essere o non essere. Qui il problema è letterale. 
Il protagonista del nuovo romanzo di Ian McEwan è un Amleto a testa in giù, sospeso tra nascere e non nascere. Un feto che assiste a un delitto: il "guscio" è il ventre di sua madre, Trudy, che uccide il marito con la complicità dell'amante, Claude. 

Non conosciamo il suo nome, ma ne assaporiamo l'ironia. Questo nascituro - con grande divertimento dell'autore - si sente già vivo e vissuto e disquisisce di vini e di filosofia. Oscilla tra l'odio per la madre, l'attaccamento edipico e una tenero senso di protezione. Ma proteggere chi? Un'assassina?

Le pagine scorrono e le domande si moltiplicano. Claude è uno sciocco o un genio? Trudy è vittima o carnefice? John, il marito assassinato, è un romantico ingenuo o un disilluso venditore di sogni?

E ancora, che cosa c'è al di fuori di questo guscio di noce? Per chi non è ancora nato ma esiste solo nel grembo materno, nascere è una piccola morte, e la vita non sembra più reale di un sogno.

Infatti, il nostro Amleto scopre il mondo esterno grazie alla radio, che ascolta tutto il giorno. Alla radio si informa sui fatti mondiali, dai discorsi di Trudy e Claude capisce ciò che sta per accadere. Ed è questo il centro del suo dramma: fare o non fare? La proverbiale impotenza di Amleto qui è letterale: ripiegato su se stesso, prigioniero della propria condizione, non può agire. Non può fermare l'omicidio di suo padre, né vendicarsi. Come nel dramma shakespeariano, è protagonista e spettatore immobile.

Alessandro Preziosi in Amleto
Ascolta e immagina. E la sua forza sta nella sua immaginazione, la risposta al dubbio amletico sta nella profondità delle sue domande. Perché, sa se la possibilità di fare è ridotta, la fantasia non ha limiti. 
E allo stesso modo, mentre si rinchiude in un guscio di noce, McEwan sa essere il re, ironico e dissacrante, di uno spazio infinito.


lunedì 29 maggio 2017

La bambina che legge 451 libri all'anno


Leggiamo per divertimento, per necessità, per bisogno di evasione o per ritrovarci nelle parole di qualcun altro. Leggiamo perché ci piace. E a qualcuno piace tanto, tantissimo.

Stella Fornoni
Ad Ardesio, in provincia di Bergamo, c'è una bambina che prende così tanti libri che va in biblioteca con la valigia. Si chiama Stella Fornoni, ha 9 anni e nel 2016 ha preso in prestito 451 volumi

L'ho intervistata per il "Corriere della Sera", ed è stata una delle chiacchierate più divertenti che io abbia fatto per il giornale. Al telefono, Stella risponde con entusiasmo e precisione.

«Mi piacciono soprattutto le storie fantastiche - dice Stella -. Ad esempio, i viaggi di Geronimo Stilton nel Regno della Fantasia. E poi tutta la collezione delle Tea Sisters. E le Winx! Ho visto i cartoni e ho scoperto i libri, come Il compleanno di Stella. Lei è la mia preferita, e si chiama come me». E continua: «Ed è bellissima la serie delle Cipolline». Si tratta di Gol!, di Luigi Garlando.

«Abbiamo la biblioteca a 50 metri da casa e ci andiamo 2 o 3 volte alla settimana - racconta la mamma -. Così si è appassionata alla lettura. Quando era più piccola, glieli leggevamo io e mio marito. Ora va avanti da sola». La bambina cita altre serie, da Giulio Coniglio, di Nicoletta Costa, alla Mucca Moka, di Agostino Traini, fino ai classici di Walt Disney. Legge, tra gli altri, alcuni volumi singoli. «Ma una volta ne ho preso uno che si intitola "La stella di Esther", pensando fosse una storia di magia - dice -. Ma mi ha spaventato!». Parla infatti di una ragazza ebrea in Germania al tempo delle persecuzioni naziste. 

Gol!, di Luigi Garlando
Se chiedi a Stella che libri non le sono piaciuti, risponde senza esitare: «Agatha Cristie! Li ha letti mio fratello». «Sì, quando ero in terza elementare», fa eco Mattia, che ora ha 14 anni ed è amante delle storie di John Grisham e Clive Cussler. «Ne leggo uno alla settimana. D'estate di più», specifica. Thriller, horror, avventura piacciono anche a papà Pietro, mentre mamma Stefania apprezza soprattutto Tracy Chevalier. 

Stella è la più giovane ad aver letto tanti libri con la sua tessera personale. Ma prima di lei, nella classifica dei lettori forti della Bergamasca rientra anche Anna Maria Maffeis. Con la sua scheda ha preso 597 libri nel 2016 e, con il marito Mario Cesari, li ha letti ai loro figli Lucia (10 anni), Benedetta (8) e Damiano (5). 

«Leggiamo insieme - racconta Anna Maria -. Quando il più piccolo sceglie quelli che gli piacciono, le sorelle restano comunque ad ascoltare, e viceversa. Anche se a volte Damiano parte con il suo libro alla ricerca del papà», sorride. E continua:
«La passione per la lettura è contagiosa. Tutti i bambini possono amarla, se hanno qualcuno che mostra loro quanto è divertente leggere. Per questo, la biblioteca di Treviolo organizza molte iniziative con il Comune e le scuole. Ad esempio, Benedetta è andata lì con la sua classe e alcuni bambini non ci erano mai stati prima».

«A me piace Agatha Mistery - dice Lucia -. No, non è Agatha Cristie. È un'investigatrice che ha 12 anni ed è molto intelligente».
Benedetta adora invece Il club delle baby sitter. E Damiano non ha dubbi. Il castello di Zampaciccia Zanzamiao pare che sia un capolavoro.

Agatha Mistery, di Sir Steve Stevenson

martedì 16 maggio 2017

Cosa è meglio NON fare quando pubblichi un libro (Galateo dello scrittore emergente)


Ieri era il compleanno del mio primo romanzo. 
Per festeggiarlo, torno con una puntata del Galateo dello scrittore emergente. Perché, naturalmente, il giorno della pubblicazione dell'Angelo, ho fatto tutto ciò che segue.



1) Fotografia assumendo un'espressione pensosa.
Chiaro. Tu che fino al giorno prima riempivi Facebook e Instagram di smorfie improbabili, selfie a boccuccia di rosa e risate sguaiate con gli amici, ti ritrovi a guardare intensamente la fotocamera sperando che ricambi lo sguardo.

2) Ricerca ossessiva in libreria.
Una cosa che tutti sanno: quando esce un libro, l'autore passerà in libreria a controllare che ci sia davvero. C'è? Siamo sicuri? Non è che c'è stato un problema con la distribuzione, la motorizzazione, la dizione?
Una cosa che nessuno sa: quando è uscito il mio libro, sono entrata in libreria una volta. Uh! Il libro c'era. Accidenti, sì: era sullo scaffale. Oh, accidenti. E c'erano due ragazze lì davanti, che si stavano dando dei consigli di lettura. Una diceva all'altra: "Sai, dovresti provare la saga di Fallen". L'altra elencava titoli su titoli. Appena sono state zitte, io ho detto in un'unica parola: "doveteprovarealeggerequestoèpropriocarinolhoscrittoio". E sono scappata vergognandomi come Snoopy che riceve una lettera di rifiuto.
Non l'ho fatto più, giuro.

3) Spam come se non ci fosse un domani.
Tutti devono sapere che hai scritto un libro, giusto? Sarà meglio scriverlo su Facebook con un post approfondito. E poi ribadirlo. Creare una pagina. Invitare tutti i tuoi contatti. Attendere 30 secondi. 29. 28. 27... Scrivere un altro post dichiarando che probabilmente sarai compreso solo dai posteri.
(Scherzo: questo non l'ho fatto. Ma solo perché mi stavo ancora nascondendo dalle due ragazzine della libreria).

4) Copia-e-incolla selvaggio del link alla pagina del romanzo.
Facendo esattamente così:

Ok, torniamo seri, anche solo per qualche riga.
Vorrei dire grazie a voi che avete letto il mio libro. E vorrei anche dire grazie al mio libro che, in questi primi quattro anni di vita, mi ha permesso di conoscere persone straordinarie. Che spero di vedere tutte sabato, al Salone del Libro di Torino!

p.s.: per chi se la fosse persa, la prima puntata è qui: Galateo dello scrittore emergente: 5 comportamenti da evitare
A rileggerci,
Gisella

martedì 18 aprile 2017

La seconda volta non si scorda mai


La prima volta era sotto Natale. Il mio editore ha un certo senso dell'umorismo, perché è appena passata Pasqua, ed eccoci qua. Si può dire, adesso. Ho firmato il contratto per il secondo libro. Uscirà in autunno. Sempre per Rizzoli.

Sono passati quattro anni dal primo.
Il romanzo dell'angelo ha significato molte cose per me. Soprattutto incontri. In questi anni ho conosciuto lettori e scrittori che mi hanno seguito fino a qui, tra amicizie su Facebook, su Blogger, e fuori, nonostante la mia timidezza cronica da social network e la mia somma abilità, di persona, nel dire la cosa sbagliata nel momento sbagliatissimo.
Vi ringrazio per esserci stati, per esserci ancora.
Ma prima di lanciarci sul nuovo, stasera alle 20.45 allo Spazio Polaresco, a Bergamo, facciamo una chiacchierata sul romanzo passato. Con me ci sarà l'amico e poeta Nicola Rumi Crippa.