giovedì 4 luglio 2013

Masterpiece: il talent show degli aspiranti scrittori


 Sentendo le parole “talent show” accostate a “scrittori”, ci sono tre possibili reazioni, di cui la prima è questa

 
La seconda è uno slancio esaltato di protagonismo.
La terza reazione, la mia, è una ponderata curiosità.

Masterpiece è un programma che, stando a questo annuncio, andrà in onda su Rai3 a partire da novembre. A quanto risulta dalle prime notizie, consisterà in “una vera gara tra aspiranti ‘penne’ sottoposte al giudizio insindacabile di una giuria di noti autori, che designeranno, al termine di prove creative e tecniche, i vincitori”.

Il problema è che non si sa ancora che format avrà il programma. Chi saranno i giudici, tanto per cominciare, chi potrà candidarsi alla partecipazione, in che modo si svolgeranno le gare. E, soprattutto, cosa andrà in onda? Difficile che un telespettatore resti inchiodato allo schermo guardando un poveretto che scrive con i riflettori (e gli occhi dello spietato pubblico) puntati addosso.

Ed è da queste elementi che deriva la mia reazione ambigua.

Infatti, l’idea di uno spazio in cui aspiranti scrittori possano mettersi alla prova con sfide nuove è interessante. Un modo diverso dal solito per allenare la penna, più pressante e non adatto ai tipi riservati, ma di certo più stimolante di un normale concorso letterario: dover rispettare scadenze a breve distanza potrebbe essere un incentivo per cercare nuove idee. E Masterpiece offrirebbe anche, a noi poveri esordienti, la possibilità di confrontarci con altri, per ottenere pareri da persone competenti, per crescere artisticamente.

Ma siamo in Italia, e la televisione italiana non è famosa per la quantità di programmi culturali che offre.
In sostanza, ho paura che, anziché avere un momento in cui gli esordienti abbiano una possibilità di crescita, si avrà una trasmissione in cui aspiranti scrittori isterici e con tendenze belliche urlano all’improvviso: “Io la d eufonica la uso come ed quando voglio!” per poi scagliarsi contro la giuria o contro il proprio malcapitato concorrente.
Il pericolo, in sintesi, è che, per raggiungere il “vasto pubblico”, si dia spazio alle solite scenate, litigate, confessioni scabrose o strappalacrime che sembrano piacer tanto ai telespettatori italiani.
E la bella idea di dare agli aspiranti scrittori o a quelli esordienti un’occasione per farsi conoscere sarà solo il pretesto per mettere in scena traumi infantili, drammi umani e agghiaccianti baruffe.
Non verrà dato, insomma, spazio allo scrittore, ma al personaggio-scrittore.

La domanda finale è, quindi: Masterpiece sarà un modo per avvicinare il telespettatore medio alla letteratura, o sarà la solita fabbrica di meteore?

2 commenti:

  1. Parto con un saluto, perché mi sono appena imbattuta nel tuo blog: un incontro davvero gradevole! Aggiungo anche i complimenti per la tua pubblicazione, sogno di molti di noi amanti della scrittura! :)
    Condivido le tue perplessità riguardo a questo talent, soprattutto perché ritengo che la scrittura sia un atto intimo e che sfugge a qualsiasi controllo in termini di tempo: l'ispirazione c'è o non c'è e lo scatenarsi del flusso delle parole, così come il suo indesiderabile blocco, è qualcosa che, a mio parere, non si adatta ai ritmi e alle esigenze televisivi. Temo anch'io che un simile talent farebbe più emergere delle personalità che degli scrittori degni di questo nome...ma, ovviamente, spero di sbagliarmi.
    Cristina

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  2. Innanzitutto, ben approdata su questi lidi, Cristina, e grazie per i complimenti. :)
    Condivido il tuo parere sulla scrittura: troppo intima e personale per essere rappresentata senza annoiare il telespettatore. Come può sopravvivere, infatti, un programma che mostri dei concorrenti intenti a scrivere? No, la scrittura sarà di sicuro realizzata nel backstage. E cosa andrà in onda?
    Io mi auguro che il programma consista in alcune serate in cui degli attori professionisti leggono o rappresentano i racconti in gara, e che ci sia poi l'opinione della giuria (sperando in una buona e non nei 2/3 scrittori commerciali che vanno di moda), per finire con un eventuale confronto.
    La mia paura, come credo si sia capito, è che quest'ultima parte si trasformi in un dibattito selvaggio, rispetto al quale la letteratura passerà inevitabilmente in secondo piano.
    Staremo a vedere e spero anche io che le mie perplessità siano infondate.
    Grazie per essere passata, e a presto!
    Gisella

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