Non basta una bella idea per scrivere un bel
romanzo.
È questo che, purtroppo, ho pensato leggendo Corner’s Church.
Corner's Church
di Matteo Zapparelli
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TRAMA
Un thriller carico di suspense che vi trascinerà in un vortice di violenza e mistero, nel quale nessuno è davvero chi sembra. Perché qualcosa di terribile sta accadendo a Corner's Church, e nulla sarà più come prima.
Alex Snyder, detto il Biondo, è un agente federale la cui unica ossessione è quella di trovare e ammazzare con le proprie mani un pericoloso serial killer, soprannominato Serpe, che ha ucciso il suo più caro amico e collega Bob. Il Biondo è un uomo malato, al quale un grave tumore al cervello ha concesso al massimo un paio d'anni. La sua vita non ha più alcun valore. Pur di trovare Serpe è disposto a tutto, scendendo a qualsiasi compromesso.
Seguendo le tracce dell'assassino il Biondo giunge a Corner's Church, una minuscola cittadina del Colorado, dove stringe un patto con il vicesceriffo Benson, un uomo arrivista e svogliato, il cui unico interesse è concludere la carriera in bellezza. Tenendo nascosto il caso all'FBI, Benson spera di prendersi tutti i meriti, lasciando al Biondo la sua personale vendetta.
E' un gioco perverso, quello di Serpe, ma è un gioco nel quale solo il Biondo è protagonista...
Alex Snyder, detto il Biondo, è un agente federale la cui unica ossessione è quella di trovare e ammazzare con le proprie mani un pericoloso serial killer, soprannominato Serpe, che ha ucciso il suo più caro amico e collega Bob. Il Biondo è un uomo malato, al quale un grave tumore al cervello ha concesso al massimo un paio d'anni. La sua vita non ha più alcun valore. Pur di trovare Serpe è disposto a tutto, scendendo a qualsiasi compromesso.
Seguendo le tracce dell'assassino il Biondo giunge a Corner's Church, una minuscola cittadina del Colorado, dove stringe un patto con il vicesceriffo Benson, un uomo arrivista e svogliato, il cui unico interesse è concludere la carriera in bellezza. Tenendo nascosto il caso all'FBI, Benson spera di prendersi tutti i meriti, lasciando al Biondo la sua personale vendetta.
E' un gioco perverso, quello di Serpe, ma è un gioco nel quale solo il Biondo è protagonista...
Forse la mia delusione è stata acuita dalla
consapevolezza che l’autore sa
scrivere bene: il primo capitolo, infatti, mostra una grande cura sotto molti
punti di vista. È un incipit intrigante, con un misterioso individuo che sfreccia
nella notte con l’auto piena di mozziconi di sigarette e la testa piena di imprecazioni
non pronunciate. Il paesaggio in cui la macchina corre riflette l’animo
distorto e rancoroso del protagonista.
«La statale è una distesa senza fine di nero
asfalto, una striscia dritta che procede per chilometri violentando la foresta
sconfinata e impenetrabile che la circonda.»
Peccato che poi, dal secondo capitolo in
avanti, la qualità della narrazione subisca un tracollo.
Innanzitutto, il Capitolo 2 è tutto in corsivo
e in prima persona. Viene da chiedersi: cos’è questo capitolo? Dei pensieri,
una lettera, una pagina di diario? Per essere dei pensieri, sono scritti in
modo troppo lineare, con qualche chicca stilistica adatta a un testo
letterario, non al flusso di coscienza di un detective cinico, prosaico e
decisamente arrabbiato con la vita. Insomma, si ha l’impressione che il
capitolo sia stato inserito solo per riepilogare l’antefatto senza sprecare
troppe pagine. È un brano che si potrebbe eliminare, poiché l’antefatto viene
ripreso continuamente nei pensieri del protagonista lungo tutto il corso della
storia.
Proseguendo oltre, si nota che lo stile, come
purtroppo accade spesso quando si tratta di un’autopubblicazione, è sempre meno
curato. Le frasi sono meno ragionate, meno intense e meno originali, e
diventano, invece, ricorrenti espressioni banali del tipo “la polizia
brancolava nel buio”, “partire per la tangente”, “non le dà via di uscita”,
“occhi iniettati di sangue”, “è un’arma a doppio taglio”, eccetera.
Tra le altre cose, ci sono alcuni errori di
battitura (“quanto” anziché “quando”), e addirittura alcuni errori grammaticali
(“d eufonica”, uso spesso scorretto della virgola, uso di “gli”, quando il
contesto richiede “le”, pronome femminile). C’è anche la tendenza a mettere
inserti inutili, i quali, anziché aggiungere senso, fanno singhiozzare il ritmo
della frase.
Ma il difetto più fastidioso è la confusione
dei punti di vista.
Ad esempio, sembra che l’autore stia riportando
il punto di vista del vicesceriffo Benson di Corner’s Church, e invece troviamo
che Snyder viene chiamato “il Biondo”. Ma Benson non è a conoscenza del
soprannome di Snyder (che gli è stato dato quando lavorava nell’FBI), quindi
“Biondo” non dovrebbe comparire nei brani dedicati al punto di vista di Benson.
E questo non è l’unico caso. Per tutto il
romanzo c’è un continuo mescolarsi di osservazioni che, nella stessa frase,
appartengono ora a un personaggio ora a un altro, senza un’alternanza logica e
chiara.
Oltre ai difetti stilistici, si hanno, poi,
degli elementi che, lasciati senza spiegazione, possono lasciare scettico il
lettore. Dalle ferite di una vittima si dovrebbe dedurre il luogo in cui
avverrà il prossimo omicidio? In che modo? Questa informazione con una
spiegazione avrebbe reso tutto molto interessante e originale, ma senza un
chiarimento fa scricchiolare il realismo della storia.
Infine, ho lasciato per ultimo l’errore più
clamoroso: un personaggio cambia nome nel mezzo di un dialogo. Accade nel Capitolo
15: uno che si chiamava Miller diventa Merrit all’improvviso e rimane Merrit
fino alla fine del capitolo.
Insomma, tutto quel che ho segnalato poteva
essere eliminato semplicemente con un editing più accurato.
Perché, in realtà, come ho sottolineato
all’inizio, l’idea di fondo è bella e forte, e merita di essere sviluppata.
È intrigante, angosciante e terribile l’idea di
un protagonista che sta per morire poiché gravemente malato, ma che non vuole
morire prima di prendere il serial killer che ha rubato la vita al suo migliore
amico. La caccia di Alex al serial killer è un gioco crudele e una sfida
agghiacciante, è la ricerca dell’impossibile vendetta contro la morte.
Altrettanto affascinante è il sistema dei
personaggi, incentrato sulle coppie, in cui uno dei due elementi è sempre il
protagonista Alex Snyder.
Alex e l’amico defunto Bob; Alex e Claire; Alex
e il vicesceriffo Benson; Alex e il serial killer: con ognuno di loro, il
nostro “Biondo” ha qualcosa in comune e qualcosa che lo distacca. Su questo tessuto
di opposti e rimandi si fonda una rete di personaggi finemente legata,
interessante più per ciò che accomuna Alex agli altri che per ciò che lo separa
da tutti. Alex è vivo, ma è intrappolato dall’ossessione per Serpe, il serial
killer, quanto lo è stato Bob in vita. Alex e Claire hanno avuto la stessa
infanzia difficile, e hanno la stessa voglia di ricominciare una nuova vita,
anche se non è semplice per nessuno dei due. Alex e il vicesceriffo Benson sono
entrambi meschini ed egocentrici; nonostante non lo vogliano ammettere, e
nonostante passino tutto il tempo a denigrarsi a vicenda, sono in realtà
personaggi così simili che potrebbero essere la stessa persona. E, infine, Alex
e il serial killer sono freddi, annoiati, hanno lo stesso tono amorfo, sono
entrambi indifferenti nei confronti della sofferenza e della morte delle
vittime: le povere donne uccise sono, per Alex, un modo per vendicarsi
dell’amico e, per il killer, un modo per far capire ad Alex “qualcosa”.
Che cosa? Ma questo è l’epilogo, e non si può
svelare.
In conclusione, il romanzo di Matteo Zapparelli
posa le fondamenta su idee forti e belle, ma alcuni difetti stilistici
impediscono alla storia di innalzarsi a piani superiori.
Ma Zapparelli, come dimostra nel primo capitolo,
ha tutti i numeri per liberare questa storia dai difetti, rendendola un romanzo
interessante, e attendiamo i suoi futuri lavori.
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