«Verranno
tempi terribili, ma a noi non è dato sapere tutto,
perché la storia si costruisce sui tuoi
passi.»
Titolo: Anemos
Autore: Valentina Sagnibene
Editore: Prospero Editore
Prima edizione: 2013
Anemos è un mondo magico
sull’orlo dell’abisso.
Sophie è un’alunna poco
brillante, una figlia distratta, che si ritrova catapultata ad Anemos con il
compito di salvare questo mondo.
Comincerà, insieme a una
scontrosa compagna di viaggio, un percorso di crescita costellato di epiche
battaglie e incontri con buffe creature.
Come molte opere prime, il romanzo d’esordio di
Valentina Sagnibene ha in sé dei pregi e quelli che, secondo il mio gusto, sono
degli aspetti meno riusciti.
Un punto forte dell’autrice è certamente lo stile. Anche se un po’ impacciato all’inizio, è per il resto scorrevole e
intrigante: una prosa che si snoda con una certa sicurezza, con pochi intoppi. I
dialoghi sono realistici, mai
forzati, e il un buon bilanciamento tra questi e la narrazione crea un buon
ritmo che invoglia a continuare a leggere e permette al lettore di calarsi
nella storia.
Particolarmente efficaci dal punto di vista
stilistico, oltre che coinvolgenti e misteriose, sono le descrizioni dei sogni. È altrettanto bella anche
l’atmosfera che nasce quando entra in scena il personaggio più intrigante del
romanzo: Santal, il cavaliere ombra
che segue Sophie e la sua amica nel loro viaggio, apparendo e scomparendo come
un ricordo perduto che fatica a tornare.
«…quella
notte, se ce l’avesse fatta, avrebbe ucciso anche Santal. Sì, la sua spada si
sarebbe coperta di sangue, sangue di un cavaliere che continuava a seguirla
come la sua ombra su quel sentiero, e che sicuramente doveva avere delle
risposte, doveva sapere.»
Nonostante lo stile sia così coinvolgente, c’è,
però, da dire che, sparsi per tutto il romanzo, sono presenti alcuni errori formali: qualche preposizione
mancante là dove sarebbe necessaria; un indicativo al posto di un condizionale;
chiamare “battaglia” (scontro tra eserciti) quello che nella storia è in realtà
un “duello” (scontro tra due); “villaggio” e “città” usati scorrettamente come
sinonimi; per non parlare dei personaggi che si danno prima del lei, poi del
voi e poi del tu senza che questa alternanza sia giustificata. Sono piccole
cose che possono infastidire il lettore, pur non ostacolando la lettura.
Oltre agli errori formali, sono da segnalare alcune contraddizioni e incongruenze che
possono far storcere il naso. Ad esempio, a pagina 187 Sophie scopre come una
cosa nuova un dettaglio che in realtà le è stata rivelata da un Saggio
parecchie pagine prima. Oppure, com’è possibile che Itha non conosca, al pari
di Sophie, la storia del proprio mondo?
Errori formali e contraddizioni a parte, che
possono capitare, quel che mi ha convinto di meno è, purtroppo, l’impianto
generale della trama.
In un genere così frequentato e amato come il
fantasy, produrre qualcosa di veramente originale è difficile; e anche in
questo romanzo il peso dei modelli
si fa sentire. Ad esempio, l’eroina Sophie (che nel nostro mondo non sa
muoversi senza rompere un bicchiere, e ad Anemos diventa un Cavaliere di Eos)
ricorda molto Bastiano della Storia
Infinita. Lo stesso mondo di Anemos, con una dea della luce e un cattivo,
Omnius, che fa sprofondare tutto nell’oblio, ricorda davvero troppo Fantàsia,
la sua Infanta Imperatrice e il Nulla che tutto divora.
«Sophie
non riusciva a comprendere fino in fondo ciò che faceva: era come se la sua
spada la guidasse con disinvoltura, parando colpi a destra e a sinistra e
ricambiando gli affondi con forza.»
Insomma, a un lettore navigato, questo pur bel
libro ha troppi elementi che suonano come già visti, già sentiti. Pur essendo
una lettura molto piacevole e coinvolgente, questo romanzo non ha mai il
coraggio di ribaltare i cliché della profezia, del mondo diviso tra Bene e
Male, del grande saggio/vecchio mago che insegna al protagonista a combattere,
del predestinato a cui viene quasi tutto bene non perché si è allenato, ma
perché è stato scelto dal destino.
In definitiva, questa è una storia consigliabile a
chi abbia, magari, l’età della dodicenne protagonista e voglia affacciarsi al genere
fantasy, lasciandosi coinvolgere da personaggi interessanti anche se non
nuovissimi, lasciandosi trascinare da uno stile incalzante e sempre fresco.
Per concludere, l’autrice avrebbe tutte le carte
in regola per osare di più, per creare un mondo più complesso di quello tipicamente
diviso tra Bene e Male. Un mondo dove le spade non danno un senso di
onnipotenza e di sicurezza anche a una ragazzina spaurita che non ne ha mai
impugnata una prima di allora. Un mondo, magari, dove non ci sono predestinati,
ma si vince grazie ad anni e anni di addestramento. Un mondo dove, per una
volta, non ci sono Eletti né Eroi.
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