Dopo essermi fatta tutte quelle risate leggendo The Vincent Boys (recensione qui: TheVincentBoys), non potevo fare altro che procurarmi il seguito.
ma anche il suo ragazzo. Da sempre innamorata di Sawyer, la ragazza acqua e sapone di un tempo è ora sempre più audace e provocante. E bella da lasciare senza respiro. Sawyer cerca la sua compagnia per far ingelosire Ashton, ma grazie a questo gioco stuzzicante scopre in Lana un'esplosiva sensualità e un'inaspettata sintonia... Riuscirà lei a far dimenticare al ragazzo perfetto la sua prima fiamma? E Ashton e Beau potranno finalmente costruire una vita insieme? L'estate prima dell'inizio del college è destinata a diventare la più emozionante e calda stagione della loro vita.
È l’estate dopo il diploma e prima del college,
quel momento della vita in cui sembra che tutto sia possibile. Anche cambiare se
stessi.
Ricordate
Sawyer in The Vincent Boys? Ecco,
dimenticatelo: dimenticate, insomma, il dolce fidanzatino perfetto.
Dato che –
si sa – la perfezione annoia, per diventare protagonista di The Vincent Brothers, Sawyer ha dovuto
cambiare carattere (da dolce e premuroso a meschino e calcolatore) e ha
dovuto abbassare il proprio lessico… diventando,
nei momenti di maggiore intimità, una versione edulcorata di Beau (il cui
fraseggio fantasioso è, comunque, tuttora imbattuto).
«“Porca puttana”, Sawyer inspirò talmente
forte che mi venne la pelle d’oca.
[…] “Cazzo…”, sibilò Sawyer tra i denti.»
Eccetera
eccetera.
Nel frattempo, un altro personaggio fa emergere il
proprio Mr. Hyde: Lana, cugina di Ash, diventa una femme fatale, un “sogno erotico in carne e ossa” (questa la romantica
definizione di Sawyer) che metterà a
dura prova l’autocontrollo di S.
C’è, però, da dire che questi cambiamenti
caratteriali, pur essendo un po’ repentini, non sono lasciati ingiustificati
dall’autrice. Anzi, Sawyer e Lana
conservano dei tratti di com’erano un tempo, e questo, a parer mio, rende i due
protagonisti più umani. Mentre Ash soffriva chiaramente di schizofrenia,
Lana è sì un personaggio che ha delle insicurezze e delle indecisioni, ma
presentate in modo credibile. È, si può dire, il personaggio migliore, che
attira maggiormente le simpatie del lettore, per la sua dedizione non
ricambiata, almeno all’inizio, per Sawyer, e soprattutto per la sua difficile
storia familiare.
«Sin da quando ero piccola avevo sempre
fatto finta che la doccia potesse eliminare tutta la paura e la sofferenza di
quando sentivo i miei genitori litigare.»
La storia tra Sawyer e Lana è complicata e, direi, abbastanza ben riuscita, a differenza di quella tra Ash e Beau.
È una
storia portatrice di tutte le difficoltà che sorgono quando uno dei due è un
ragazzo che esce da una relazione durata tre anni, e l’altra è una ragazza con
un bagaglio di esperienze difficili che l’hanno resa chiusa e insicura di sé.
È una storia, insomma, che coinvolge perché, pur essendo
scontata nel finale, alterna con le giuste pause momenti “piccanti” e momenti
più introspettivi. Tra batticuori e voglie matte non trattenute, baci da
svenimento e litigi furiosi, fa venir voglia di girare pagina.
Lo stile, però, come c’era da aspettarsi, ha degli
scivoloni: diverse frasi sono fuori luogo e stupisce la crudeltà di alcune
descrizioni (anche Lana, descrivendo Jewel, inserisce certi pensieri cattivi
che non mi sarei mai aspettata di vedere rivolti alla sua migliore amica!).
Comunque il
linguaggio, rispetto al primo libro, è migliore. Come si è detto, Sawyer è
una versione soft di Beau, e questo riduce, anche se non annulla completamente,
i momenti di comicità involontaria (leggete la recensione a TheVincentBoys per capire cosa intendo).
A parte
questo, ho trovato The Vincent Brothers
migliore del primo libro di Abbi Glines (non che ci volesse molto, in
effetti). Certo, non è un capolavoro, ma è il romanzo ideale per chi, come me, in
questo momento è chino sui libri di studio e ha un gran bisogno di distrazioni.
È un libro che parla d’estate, d’amore,
di attrazione, di tormenti adolescenziali e, soprattutto, delle infinite possibilità
che solo a diciannove anni la vita può offrire. Ed è un libro che, a tratti,
è riuscito ad appassionare anche una lettrice sarcastica come la sottoscritta. Perché mi ha ricordato com’ero io finito il
liceo, quando non c’erano certezze né doveri: solo la voglia di lasciarmi
andare all’estate.
Penso proprio che lo leggerò a breve. Sto vivendo proprio quell'estate che tu descrivi e, non essendomi dispiaciuto poi tanto nemmeno il primo, volgarità a parte, credo che potrò apprezzarlo per la sua semplicità :)
RispondiEliminaAh, se lo vuoi leggere e non è ancora tuo, ho appena aperto un giveaway con in palio questo libro. ^^
RispondiEliminaLa semplicità, per come la penso io, non è sinonimo di pregio, e per questo genere di romanzi credo che sia un obbligo. Tuttavia, anche le cose semplici possono farsi apprezzare, di tanto in tanto, quando ce n'è bisogno: e in questo periodo ne avevo un bisogno assoluto!
Ora, però, dovrò metter da parte lo young adult per un po' (causa il lavoro alla tesi sull'Isola di Arturo) e credo che non sarà un male.
p.s.: Miky, sei fortunato! Ti auguro una splendida estate hakuna matata. :D