martedì 15 aprile 2014

La Terra di Mezzo, Andata e Ritorno

“Ebbene, cari amici. Qui sulle rive del mare finisce la nostra Compagnia nella Terra di Mezzo. Andate in pace! Non dirò “non piangete”, perché non tutte le lacrime sono un male.”

 

Mi sentirei presuntuosa se provassi in poche righe a recensire un’opera così complessa come Il Signore degli Anelli, per cui credo che a questo libro straordinario dedicherò più d’una recensione.
Qui, visto che mi piacciono le cose fatte al contrario, anziché parlare dell’inizio, vi parlerò dell’ultima pagina.

La storia è nota: Frodo, piccolo Hobbit che vive in una terra felice chiamata Contea, si offre di recarsi a Mordor, insieme al fedele servitore Sam, per distruggere l’Anello del Potere, che, se cadesse nelle mani del Nemico, causerebbe la distruzione della Terra di Mezzo. Frodo parte e, mentre attorno a lui infuriano battaglie, muoiono eroi, si innamorano fanciulle, Frodo continua a camminare, portando un fardello che si fa sempre più pesante.
Infine arriva a destinazione, distrugge l’anello. E ritorna a casa.

Ed è del ritorno che vorrei parlare.
E per capire il ritorno di Frodo è necessario fare un passo indietro.

Ricorderete che il sottotitolo de Lo Hobbit, l’opera che precede cronologicamente Il Signore degli Anelli, è Andata e ritorno. Questo perché, per Bilbo, protagonista della narrazione, tornare è necessario per raccontare ciò che è stato scoperto, per renderlo patrimonio comune. E si nota che la persona che inizia un viaggio è diversa dalla persona che lo termina.



Così Bilbo al termine de Lo Hobbit è cambiato, ha acquisito conoscenza del mondo e di se stesso. E per questo cambiamento, non potrà mai più tornare alla vita di prima, nessuno riuscirà a riconoscerlo più.
Lo stesso accade a Frodo ne Il Signore degli Anelli. Il viaggio di Frodo è compiuto al fine di ristabilire l’ordine del mondo. Questo potrebbe far pensare alla ricerca medievale del Santo Graal, ma vi è una differenza fondamentale.
Mentre nella ricerca tradizionale il Santo Graal deve essere conquistato, la prova finale di Frodo è opposta: l’oggetto magico e potente va distrutto. È una lotta non con un mostro, ma con un Male interiore.
E dopo aver portato a termine questo viaggio, anche Frodo, come Bilbo, non può più essere lo stesso.
Viene introdotto, dunque, un altro tema: quello delle Isole Immortali e dei Porti Grigi.

A ovest della Terra di Mezzo abbiamo il mare. Oltre il mare, le leggende parlano delle Terre Immortali da cui provengono gli elfi e dove gli elfi vanno per vivere indisturbati la loro immortalità.
Queste Terre Immortali si rifanno a una tradizione medievale, quella delle Isole Beate, dove vanno le anime dei defunti. È anche, se vogliamo, la “terra inesplorata dalla quale nessun viaggiatore fa mai ritorno”, citata da Shakespeare nell’Amleto. È anche possibile identificarla come il monte del Purgatorio descritto da Dante nella Divina Commedia.
In tutte queste leggende e in queste storie sembra comune il tema dell’ultimo viaggio, di un viaggio di sola andata (non di “Andata e ritorno”), che tutti, prima o poi, dobbiamo affrontare.

In conclusione, dopo aver tanto viaggiato e conosciuto, è possibile trovare la pace solo nelle Terre Immortali.
Così il mondo di Tolkien rappresenta il nostro mondo, attraverso il quale i protagonisti compiono un viaggio alla ricerca di se stessi, che, quando è compiuto, termina con le Terre Imperiture, un viaggio senza ritorno.
Non è un caso che Il Signore degli Anelli termini con la partenza di Frodo per la “Terra inesplorata”, mentre il suo fedele Sam resta.
Mentre Frodo è stato sconvolto dal viaggio e dal peso dell’Anello, Sam non è stato così segnato e la sua avventura non è ancora conclusa. Dopo che Frodo è partito dai Porti Grigi, Sam torna a casa. Il Ritorno del Re termina, quindi, con le parole:
“Sono tornato”,

che significano: “Sono vivo. Posso ripartire.”


Agave

Post pubblicato per la prima volta sul mio blog su WordPress.
Per approfondire, potete leggere:
Paolo Gulisano, La mappa della Terra di Mezzo di Tolkien, Bompiani, 2011

6 commenti:

  1. un'impresa titanica, quello di recensirlo :-) ancora di più deve essere stato per Tolkien scriverlo! Un'opera assolutamente straordinaria, che trascende il concetto di "genere"

    RispondiElimina
  2. Ha ragione Giannig. Un'opera incredibile che non rientra in nessuna categoria così come la intendiamo noi, categoricamente.
    E' un romanzo sulla storia del mondo. Come era, come è e come probabilmente ancora sarà. Il bene e il male in eterna contrapposizione non solo intorno a noi ma anche dentro di noi. La conquista di una consapevolezza profonda del nostro essere e delle nostre capacità infinite. Un viaggio metaforico che rappresenta la vita in toto con tutti i suoi momenti brutti e quelli belli, quelli così così e quelli terribili. Il tutto per una crescita interiore che ci permetta di diventare più forti, migliori. Se facciamo le scelte giuste o se capiamo i nostri errori.
    E' comunque un libro unico! Inimitabile!
    Ciao

    RispondiElimina
  3. Nuova lettrice :3
    Ahh, quante volte ci ho pensato anche io a recensire questa monumentale opera, ma penso che non troverei le parole. Bellissimo, meraviglioso, straordinario!

    RispondiElimina
  4. Ciao stella, visto che scrivi e sei una appassionata lettrice ho pensato di taggarti qui
    Ciao e buona Paquetta

    RispondiElimina
  5. Parlando di libri che ci hanno segnato... potevo dimenticarmi di te???
    Guarda qui
    Ciaoooooo

    RispondiElimina
  6. Grazie per i bellissimi commenti e scusatemi per il ritardo: ultimamente sono stata presa da una miriade di cose e non sono riuscita a passare dal blog! Vedrò di farmi perdonare. :)
    @Patricia, sei un tesoro! :D

    RispondiElimina