mercoledì 9 maggio 2012

[Recensione] La vita fa rima con la morte

“Oggi siete l’uno oggetto della lettura dell’altro,
ognuno legge nell’altro la sua storia non scritta”
Italo Calvino

La citazione è tratta da Se una notte d’inverno un viaggiatore, e non per niente questa frase è anche il sottotitolo di questo blog.
Credo che ogni persona abbia scritto in faccia la propria storia non scritta. La storia di qualcuno è più leggibile (vedi un volto e riesci a indovinare ogni sorriso che quel volto ha regalato); la storia di altri è più difficile da decifrare. Ed è qui che interviene la fantasia. Ed è questo che permette agli scrittori di scrivere.
Tutti gli scrittori (da Calvino a Oz a ben-più-modestamente me) sono stati ispirati da storie che hanno letto tra le righe di sorrisi sconosciuti.
Il bel romanzo di Amos Oz entra nella testa di uno scrittore, delineando l’affascinante passaggio tra ciò che accade davvero e ciò che accade solo nell’immaginazione.






Il protagonista de La vita fa rima con la morte è, appunto, uno scrittore che tiene una conferenza sul suo ultimo libro. Mentre il noioso e pomposo responsabile della Casa della Cultura presenta il libro, lo scrittore esamina i presenti. E di qualcuno di loro comincia a immaginarsi la storia.
Poi, finita la conferenza, lo scrittore compierà delle azioni e dei gesti che spesso entrano in contraddizione con se stessi, perché sono per metà accaduti, e per metà immaginati.
Entrambi gli aspetti, fantasia e realtà, si compenetrano, al punto che non è possibile distinguerli e entrambi, anziché contrastarsi, si valorizzano a vicenda. E, anzi, viene il sospetto che la fantasia senza la realtà perda valore, e viceversa. Infatti, la conferenza senza  non avrebbe nulla di particolare senza il viaggio mentale dello scrittore, e il viaggio mentale dello scrittore non sarebbe così intrigante se non venisse il dubbio, al lettore, che possa essere accaduto davvero.
La bellezza di questo romanzo deriva, quindi, non dal contrasto netto tra fantasia e realtà, ma dalla scintilla che entrambe producono quando vengono fatte agire in un unico tempo, come una scintilla viene prodotta dalla sincronia di due pietre focaie.
E le “storie non scritte” non si distinguono più dalle “storie reali”, e tutto quanto il racconto rimane sospeso in quel limbo incantato di realtà e fantasia che è la mente di ogni scrittore.
Agave

1 commento:

  1. fa riflettere ciò che hai scritto. E' vero, anche solo osservando o guardando negli occhi una persona ci si può fare un'idea,regalarsi una storia diversa, crearsi aspettative giuste o sbagliate. Sta allo scrittore veicolare nel modo più adeguato queste percezioni, queste sensibilità.. alle prossime

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